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Twilight





peter intervistato da lexicon
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Terry

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MessaggioInviato: Gio Dic 17, 16:10:30    Oggetto:  peter intervistato da lexicon
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prima parte Wink

TwilightLexicon ha intervistato Peter Facinelli sul set di ‘Nurse Jackie’ durante una pausa, interrogandolo sul suo lavoro in ‘Twilight’ e ‘New Moon’ e sulla sua esperienza con Twitter … tra qualche giorno l’intervista continuerà con a tema ‘Eclipse’, ‘Nurse Jackie’ e altro.

Lori: Sei stato impegnato con iPhone e le applicazioni sui vampiri (vedi immagine), ti sei speso per raccogliere fondi a scopo umanitario… quali altri progetti hai?

Peter: Non so. Decido giorno per giorno. Ora sto pensando a una vacanza. Il prossimo anno avrei due film … in primavera. E poi c’è un film di cui ho scritto la sceneggiatura e che sto cercando di mettere a punto. Lavorerò quindi dalla primavera all’estate e poi se tutto andrà bene ricomincerò ‘Nurse Jackie’ in autunno. E poi… se Breaking Dawn dovesse andare in porto tornerò a lavorare per il franchise in autunno/inverno. Ma sia ‘Nurse Jackie III’ che ‘ BD’ sono ancora in alto mare. Mi toccherà quindi sedermi e aspettare. Ma al momento ho una finestra tra gennaio e agosto che mi permetterà di occuparmi dei fatti miei.

Lori: Grandioso. Ti seguiremo. Hai detto che ti sei fatto coinvolgere da iPhone per colpa di Twitter. Quel’è stato il maggior vantaggio di Twitter e quale il maggior svantaggio?

Peter: Oh, nessun svantaggio. Mi piace Twitter. Mi piace essere in contatto con i fan – ascoltare quello che hanno da dire. Mi piace poter scambiare informazioni. Prima se volevo comunicare qualcosa dovevo mettermi in contatto con dei giornali e delle stazioni radio. Oggi posso raggiungere tantissima gente senza sforzo.

Laura: Si può parlare con il mondo senza il timore di quello che può essere riportato. Sei tu che scrivi direttamente il tuo messaggio.

Peter: Esattamente. Mi piace avere il controllo di quello che dico. Quando rilasci un’intervista non è detto che quello che dici venga riferito correttamente. E’ frustrante. Ora quando ho qualcosa da dire la dico. E non c’è nulla da smentire.

Laura: Esatto.

Lori: Oppure puoi anche non dire nulla.

Peter: Oppure posso dire che non ho detto nulla.O che mia moglie non ha detto nulla.

Lori: Esatto, tua moglie.

Peter: Sì. Le hanno fatto dire cose che non aveva mai detto e allora sono andato su Twitter per smentire. Anche Perez Hilton ha dovuto ritrattare la sua storia… E’ un ottimo mezzo. Mi piace poter interagire con i miei fan che magari poi mi seguiranno nel mio prossimo progetto.

Lori: Possiamo chiederti qualcosa di ‘Twilight’?

Peter: Certo.

Lori: E’ una cosa che voglio chiederti da tempo. I tuoi colleghi attori ti sono abbastanza vicini come età, ma tu devi fare il padre. Sei un padre nella vita reale quindi ti sarà stato semplice immedesimarti. Oppure no e hai avuto delle difficoltà dall’avere quasi la loro età?

Peter: Sul set o fuori?

Lori: Sul set.

Peter: Mi trattano come un amico o un fratello maggiore, anche perché io non ho un atteggiamento paterno con loro. Ma davanti alla cinepresa ciascuno si trasforma nel suo personaggio e quindi io divento il loro padre e loro i miei figli. Si stabilisce automaticamente una gerarchia familiare. Il compito più difficile per me sul set di ‘Twilight’ è stato vivermi con i miei 350 anni. Così ho fatto delle ricerche su Carlisle, su dove fosse nato e che cosa poteva essergli successo in quei 350 anni. I suoi viaggi in Italia, le guerre che si erano succedute, le calamità a cui aveva assistito, la situazione politica, anche i divertimenti. Una lunga lista di cose che mi hanno aiutato a costruire il personaggio. Nella sequenza della partita a baseball c’è un momento in cui sollevo la mia mazza a centro campo. E’ un omaggio a …

Laura: Baby Ruth?

Peter: Sì, Baby Ruth. Ho anche immaginato tutti i suoi spostamenti prima di finire a Chicago. Il baseball era molto importante già agli inizi del ‘900 e forse Carlisle lo ha conosciuto ed è andato a vedere qualche partita. E questo è forse uno dei motivi per cui l’ha insegnato alla sua famiglia. C’è anche un po’ di questo nel film.

Lori: Che bello!

Peter: E poi ho lavorato sul modo di parlare e di muoversi di Carlisle, che viene da un’altra epoca. E qualcosa di questo tempo passato resta in lui. Ma anche se è rimasto a lungo in Inghilterra non ho voluto dargli un puro accento inglese, quanto piuttosto un modo corretto di parlare e una voce molto morbida. Cammina in modo tranquillo e con piccoli movimenti e questo da molta calma. Tutte queste cose mi hanno aiutato a costruire il Carlisle che ora posso dire di conoscere meglio di chiunque altro.

Loro: Bellissimo. E anche gli altri tuoi colleghi hanno fatto come te – Elizabeth Reaser per esempio. Avete parlato del rapporto Carlisle/Esme?

Peter: Non mi piace interferire nei processi degli altri. Le cose accadono da sole durante le prove… e sul rapporto con Esme ho lavorato in solitudine. Ho avuto degli scambi con Robert. Ricordo di avergli scritto una lettera in cui gli spiegavo di come la sua vita dovesse essere migliore di quella degli altri vampiri. Edward è un personaggio così tormentato che lui non capiva come potesse continuare a vivere così – perché non avremmo potuto essere semplicemente dei vampiri. Nel film i cattivi sono i vampiri nomadi che però fanno solo ciò che normalmente i vampiri fanno.

Lori: Giusto.

Peter: E’ come cercare di addomesticare un leone.

Laura e Lori: (ridono…)

Peter: Siamo come dei leoni che cercano di essere gatti. E Rob, quando glielo dicevo, rispondeva ‘Non capisco perché dobbiamo vivere così’. Oppure mi chiedeva ‘Perché Carlisle mi ha trasformato?’ Così mi sono sentito in dovere di spiegargli le mie ragioni e sono riuscito a farlo meglio scrivendole. Perché lui continuava a pensare che così i Cullen ‘erano più deboli’. Mentre io continuavo a ripetergli che ‘No, siamo più forti degli altri vampiri’. Perché noi avevamo la possibilità della scelta. Gli altri non hanno scelta, capisci quello che voglio dire? Loro non si possono fermare…

Lori: Dimostrando autocontrollo.

Peter: Sì. E’ il modo che Carlisle trova per dare spazio alla sua umanità perché lui ama gli umani. Ho sempre sentito che lo scopo di Carlisle era quello di creare un umano che potesse vivere per sempre, in opposizione all’essere vampiro.

Laura: E’ un bel paragone.

Lori: Sì, e poter così vivere una vita il più possibile normale.

Peter: Giusto.

Lori: Avere una casa e una famiglia.

Peter: Esattamente. Se puoi averle – vivere una vita quasi umana, riuscire a non nutrirti di sangue umano, è fantastico. Così ho scritto questa lettera e l’ho data a Rob. Ci sono dei momenti in cui ci si possono scambiare delle impressioni sui personaggi. Ma molto, come ho detto succede durante le prove. Come le mie sciarpe.

Laura: Ah, giusto. Come le tue sciarpe. Che ho notato particolarmente in ‘New Moon’, perché ti avevo già sentito parlarne a proposito del tuo personaggio.

Peter: Sono andato da Catherine e le ho detto “Non c’è nei libri, ma penso che Carlisle portasse delle sciarpe”. E’ un gentleman ed era giusto che le avesse. Aveva vissuto nel ‘600 e nel ‘700, le aveva portate e quindi desiderava certamente portarle ancora. E poi ho anche pensato che se era stato morso sul collo, forse conservava una certa fobia del collo esposto… Ecco la storia delle sciarpe.

Laura: Una buona ragione.

Lori: E ora le sciarpe sono l’accessorio fondamentale.

Peter: Lo so. E ora tutti le portano.

Lori: Hai fatto tendenza.

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