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Twilight





time magazine i retroscena della saga
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Terry

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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 11:36:04    Oggetto:  time magazine i retroscena della saga
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La storia che conosciamo comincia con un sogno. Non era il grande sogno americano – Stephenie Meyer, la casalinga Mormona ventinovenne dell’Arizona, non stava certo pensando come diventare la prossima autrice di best seller. Era un sogno diverso.

La mattina del 2 giugno 2003, la Meyer si alzò con l’immagine tenue di una visione, di una ragazza ed un vampiro in una foresta. Non voleva dimenticarsela, quindi la scrisse. Poi continuò a scrivere.
Delle volte hai un sogno in testa, e delle volte il sogno ti possiede.

Tutti sanno come finisce la storia. La Meyer ha venduto 45 milioni di libri negli Stati Uniti e 40 milioni all’estero. Messi insieme, i suoi libri sono rimasti 235 settimane nella lista dei best seller del New York Times, di cui 136 al numero 1. Il film di Twilight, uscito un anno fa, ha superato i 350 milioni di incassi. New Moon è uscito il 18 novembre; ed il terzo film, Eclipse, arriva nei cinema a giugno.

Ma cosa è successo tra l’inizio e la fine della storia? Come ha fatto il sogno a diventare il Super Brand Globale? Ecco la parte che non tutti conoscono.


Il volo di Twilight
La donna che diventò la publisher della Meyer, Megan Tingley, ricevette il manoscritto nel Novembre 2003, proprio prima di imbarcarsi su un volo per la California. Non si aspettava grandi cose. Non aveva mai sentito parlare della Meyer, così come nessun altro. E non era neanche una fan della figura dei vampiri.

Ma passò l’intero volo a leggersi il plico di 600 pagine. “Continuavo a pensare, Beh, non può tenersi in piedi,” ricorda la Tingley. “L’intero libro finirà in pezzi. Ha scritto per la prima volta. Ero con un collega, che stava cercando di dormire, e io continuavo a tenerlo sveglio e a leggergli passaggi del manoscritto”.

Anche se era una prima bozza – in cui Bella e il suo fidanzato Edward alla fine si sposavano – dal momento in cui Tingley scese dall’aereo, diventò ossessionata per comprarlo. Ma era un Venerdì, ed era troppo tardi. “Quindi lasciai un numero spropositato di messaggi sia alla Little& Brown che all’agente e dissi ‘Chiamami Lunedì. Dobbiamo parlare!”. “Vincolai l’opzione di acquisto del manoscritto il Lunedì, da una strada di San Francisco parlando al mio cellulare”.

Una volta acquistato il libro, Tingley dovette capire cosa farne. Ad esempio, doveva dargli una copertina. “Dovrebbe essere in stile horror?” si chiese. “O dovrebbe far trasparire il romanticismo? Ma se giochiamo la carta del romanticismo, ci perderemo i ragazzi. Molte delle lettrici donne l’hanno trovato molto erotico, ma è un libro per giovani adolescenti, ed è molto casto. E parla di desiderio. Come lo rappresenti?” Un giorno il direttore artistico suggerì l’immagine delle mani. Solo le mani – si potevano mostrare le vene, in tono vampiresco – e potevano tenere qualcosa. Qualcosa che suggerisse il desiderio. Una mela. Bingo.

Little & Brown pubblicarono Twilight il 5 Ottobre 2005. Stamparono 75.000 copie, un numero generoso ma non stupendo. “C’erano tutti i segnali, ma all’inizio furono modesti”, dice la Tingley. “Le vendite aumentavano un po’ ogni settimana. Non è diventato un fenomeno gigantesco da un giorno all’altro – penso che la gente ora creda questo, ma non è vero”. Lori Joffs, una mamma casalinga di Nashville, Tennessee, lo lesse tre mesi dopo. Come la Meyer, è una mormona, ma non cominciò a leggerlo immediatamente perchè non pensava che una scrittrice Mormona potesse parlare di vampiri. “Lessi tutta la notte, chiusi il libro, feci un respiro profondo e lo riaprii per rileggere diversi capitoli”, dice. Joffs cercò su internet altre persone che avessero provato la stessa cosa, ma non ne trovò molte. Così fondò il suo sito web, il Twilight Lexicon, che ora attira più di 50.000 visitatori al giorno.

New Moon fu pubblicato il 6 Settembre 2006, poco meno di un anno dopo di Twilight. Little & Brown stamparono 100.000 copie, un ammontare leggermente superiore, ma la compagnia realizzò presto che qualcosa era cambiato. Le prime copie apparivano su eBay per centinaia di dollari. Letture del primo libro venivano re-inscenate pubblicamente. “Eravamo poco fuori Philadelphia, in una libreria Barnes & Noble di periferia” dice la Tingley. “I ragazzini avevano saltato la scuola per ottenere i biglietti della fila, che era interminabile. Quando Stephenie uscì, queste ragazze al mio fianco cominciarono a tremare e urlare e abbracciarsi a vicenza. Era una vista incredibile… proprio come quello che succedeva con i Beatles o Elvis”. Quando Eclipse uscì un anno dopo, l’editore pubblicò un milione di copie.

La “Beatles Mania” è il paragone che fanno tutti, ma Twilight è piuttosto come il contrario dei Beatles. La Beatles Mania fu una reazione alla cultura pop abbotonatissima e sessualmente repressa degli anni ‘50. Twilight è una reazione alla reazione – è un ritirarsi dalla cultura edonistica a cui la rivoluzione sessuale diede il via. Nessuno cede palesemente alle tentazioni carnali in Twilight. La Meyer mise il sesso in ultimo piano, tramutandolo in desiderio puro, facendolo diventare paradossalmente, potente all’ennesima potenza. “Per me, l’attrazione verso il vampiro è la sessualità in sicurezza”, dice Melissa Rosemberg, che ha scritto le sceneggiature per tutti i film di Twilight. “E’ l’ideale romantico per eccellenza. C’è l’attrazione del pericolo. Ma ti puoi spingere solo fino ad un certo limite”.


Gli idoli del Crepuscolo
In retrospettiva, è sorprendente quanto tempo è servito al suono di centinaia di migliaia di ragazzine a raggiungere Hollywood. Il primo sguardo che la regista Catherine Hardwicke diede a Twilight fu al Sundance del 2007, dove i fondatori della nuova casa di produzione indipendente Summit Entertainment le mostrarono un copione. Che era stato talmente rilavorato dalla Paramount da essere praticamente irriconoscibile. “Bella era una campionessa di atletica”, ricorda la Hardwicke. “E c’erano agenti FBI – i vampiri migravano a sud, nel Messico, ogni anno, e gli agenti FBI in Utah gli davano la caccia. Finivano su un’isola, inseguendoli su motoslitte”.

Ma la Hardwicke ci vide qualcosa, e volle farne parte. Lesse i libri di Twilight. Quindi gettò via il copione della Paramount e chiamò la Rosenberg, che aveva già lavorato in precedenza con la Summit, e ricominciarono da capo. Cominciò anche la ricerca per la coppia protagonista.

La Hardwicke vide Kristen Stewart in “Into the Wild”, nel quale la Stewart fa un’apparizione rapida ma indelebile come una seduttrice sui pattini a rotelle. Volò quindi a Pittsburgh, in Pennsylvania, dove la Steward stava girando Adventureland. “Dedicammo quattro ore a lavorare sulle scene e a correre dietro agli uccelli nel parco. Il giorno successivo, quando vidi il girato, sapevo che doveva essere lei. Lei è Bella.” E anche da parte della Stewart c’era molto interesse. “Era come, wow!” ricorda la Stewart. “Voglio recitare sempre così!”

Edward non fu così facile. “La difficoltà era elevatissima”, dice la Hardwicke. “Ogni due pagine c’è un commento su quanto lui sia bellissimo… Ho fatto audizioni su tantissimi ragazzi che erano piuttosto aderenti al personaggio, ma non avevano quella parvenza di persona viva da 105 anni”. Portò Robert Pattinson e tre altri attori nella sua casa a Venice, in California, per provare le battute con Kristen. Recitarono la scena della lezione di biologia nel salotto. Spostarono le macchine fuori dal garage e là fecero la scena “Da quanto tempo hai 17 anni?”. Poi fecero la scena del bacio sul letto della Hardwicke. “Recitai come una persona che si sta mentalmente punendo su molte cose”, dice Pattinson. “Non credo che nessun altro l’abbia fatto così. Credo di aver provato ad ignorare ogni aspetto della confidenza che l’eroe della storia ha di se’ stesso”. E funzionò. Stewart e Hardwicke si convinsero.

Vendere Pattinson alla Summit fu più difficile. Non era una star – il suo ruolo maggiore era stato Cedric Diggory in Harry Potter e il Calice di Fuoco – e non sembrò certo una star in quel film. “Era scompigliato”, dice la Hardwicke. “Aveva un peso corporeo molto diverso. I suoi capelli erano diversi e tinti di nero (aveva appena terminato di recitare Salvador Dalì in Little Ashes). Era molto trascurato. Il capo degli studios disse, ‘Vuoi usare questo ragazzo per Edward Cullen?’. Io dissi di si. E lui disse, ‘pensi di riuscire a dargli un’aspetto decente?’ e io risposi, ’si, penso di si’.”

E di fatto, la chimica tra i due protagonisti era intensa, forse troppo intensa. “Dopo averlo messo nel cast, dissi a Rob, ‘Non pensare nemmeno di avere una storia con lei’ “, dice la Hardwicke. “E’ minorenne, e ti arresterebbero”. E fu l’inizio della speculazione nella vita reale ‘lo sono o no, l’hanno fatto o no’ che è ora una sottotrama della storia di Twilight. “In termini di quello che Kristen mi ha detto direttamente, non è successo nulla durante il primo film”, dice la Hardwicke. “Penso sia stato necessario molto tempo per Kristen realizzare se valesse la pena provarci realmente”.

La Summit diede alla Hardwicke 48 giorni e 37 milioni di dollari per fare Twilight. E non è molto, specialmente in retrospettiva, ma nessuno sapeva se la popolarità del libro si sarebbe trasformata in successo al botteghino. “Quattro amiche e un paio di Jeans, quel libro aveva avuto successo”, dice la Hardwicke, “ma ha incassato 30 milioni con questo tipo di fan”. E quindi fu necessario improvvisare. Nel libro, la scena cruciale tra Bella ed Edward nel parcheggio della scuola accade in un giorno nevoso, ma la neve è un effetto scenico molto caro. “Quindi la neve diventò pioggia. E poi dovetti anche togliere la pioggia, e mostrare che aveva piovuto con alcune chiazze di finta neve ghiacciata”.

Guardando ai risultati, avrebbe potuto usare la neve. Twilight aprì al botteghino a 69 milioni di dollari – il più grande lancio mai realizzato da un film diretto da una donna.


L’ascesa della Luna Nuova
Ma quando arrivò il momento di girare il sequel, la Hardwicke non fu la scelta. La Summit stava sollecitando per avere il nuovo film realizzato in fretta, per tenere alte le aspettative. Quindi fu preso Chris Weitz, che non fu, per sua stessa ammissione, la scelta più ovvia. “Ci fu un certo ragionevole scetticismo quando presi in carico il secondo film”, dice. “Ma lo capisco. Ho diretto American Pie. Anch’io sarei stato preoccupato”. Ma dopo una conversazione telefonica di due ore e mezza con la Meyer, che era fan di About a Boy di Weitz, lei gli diede la sua benedizione.

Per New Moon, Weitz ebbe più soldi con cui giocare, circa 50 milioni, ma per certi versi ebbe anche un compito più difficile. Non solo doveva essere fedele ai libri della Meyer, ma doveva anche seguire i toni di Twilight della Hardwicke. Fino ad un certo punto. “Volevo apparisse più vecchio stile rispetto al primo film”, dice. “Il film della Hardwicke era molto contemporaneo, con molto stile. Molto immediato. Ed era fantastico, ma non per me. Io sono un pò diverso: quello che volevo era un qualcosa di epico sul grande schermo”.

Un’altra sfida: Edward non è presente per la maggior parte di New Moon. Sicuramente aiuta il fatto che Taylor Lautner abbia trasformato i suoi muscoli addominali in qualcosa che rassomiglia ad un’armatura d’acciaio. “Mi chiedo se abbia girato una scena di troppo in cui i personaggi sono senza magliette”, dice Weitz. “Ovviamente, una volta che si trasformano in lupi, qualsiasi indumento che stanno indossando si strappa. E’ un incentivo economico per i poveri Quilieute non dover andare al supermercato a comprare nuove magliette”.

Mentre giravano New Moon, il cast e lo staff cominciarono a capire che così come Jacob, la stessa Saga si era trasformata. Era diventata una bestia diversa: non un flessibile fenomeno Indie, bensì un carroarmato globale. I libri erano arrivati al Numero 1 in 15 paesi. Pattinson era appena tornato dal Giappone, dove per la prima volta aveva assistito agli stessi fenomeni di urla incontrollate che ottiene negli Stati Uniti. “Nessuno sapeva parlare inglese, ma reagivano nello stesso modo tutt’attorno al mondo”, dice Pattinson. “Anche il distributore ci diceva, che il pubblico giapponese non reagisce in questo modo”.

Ed era Crepuscolo-Mania non solo in America. L’ombra del crepuscolo era scesa sul mondo intero. “Non è sfuggito nulla di mano fino all’Italia” dice Weitz – dove ha filmato delle scene nella cittadina toscana di Montepulciano. “Le strade erano piene di fan. La bella cosa era che non erano interessati per niente a disturbare il film. Quando chiedevi al pubblico di 1.000 persone di stare tranquille, stavano nel silenzio più assoluto. Ma quando finivi un ciak, c’era un giro di applausi, cosa che non accade su un set cinematografico”.

Nel cuore di tutto questo ci sono la Stewart e Pattinson, che sono finiti dall’oscurità direttamente nell’Olimpo delle superstar. Le persone li aspettano fuori dagli edifici. Altri cercano di seguirli a casa. “Quando eravamo a Vancouver per le riprese di New Moon, ho fatto una prova”, dice Pattinson. “E’ l’unica città al mondo dove le felpe con il cappuccio non sono di moda. Se ne indossi una, vuol dire che rapinerai qualcuno. Quindi io ne indossai una, sputai un pò sul marciapiede e mi mossi ondeggiando mentre camminavo. E tutti passarono sul lato opposto della strada”.

Se c’è un aspetto ironico del successo di Twilight, è questo: la vita al centro assoluto del fenomeno più bollente di Hollywood non è molto diversa dall’essere un vampiro. Pattinson è diventato l’oggetto immortale del desiderio senza speranze dei fan di tutto il mondo. Ciò che cominciò nell’inconscio della Meyer è diventato la realtà di Pattinson e Stewart. Stanno vivendo il sogno.

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Ultima modifica di Terry il Ven Dic 11, 16:44:24, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 11:36:04    Oggetto: Adv






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Valviol

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Team: Bella

italy
MessaggioInviato: Gio Dic 10, 14:17:14    Oggetto:  
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Oddio non ci posso credere!

anche io ho cominciato a scrivere dopo un sogno che non volevo rimanesse solo nella mia testa!

certo io non scrivo come lei però la capisco! viva i sogni! mmm

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